Print4All Conference 2020

1200 partecipanti per il 33% esteri: questi i numeri della Print4All Conference 2020 “Future Factory – il domani si stampa oggi”, che si è tenuta in live streaming lo scorso 24 giugno.

L’attuale situazione ha richiesto un po’ di creatività e nuovi mezzi, ma l’edizione di quest’anno ha confermato quanto il mercato tenga a questo appuntamento, più che mai importante in questo momento per capire lo stato dell’arte del mercato e dove si sta andando. Perché confrontarsi e aggiornarsi è fondamentale per ripartire col giusto equipaggiamento.

Una intera giornata dedicata a riflettere sui nuovi scenari aperti dalla quarta rivoluzione industriale, tra opportunità e rischi per il mondo della stampa, con due focus: sostenibilità e industry 4.0.

“L’attuale crisi ha determinato importanti cambiamenti nel mondo del printing, che possiamo sintetizzare in tre concetti. Primo fra tutti la Digital Transformation: le tecnologie c’erano già, ma l’urgenza ha imposto un balzo in avanti nell’utilizzo, che è diventato più pervasivo e performante, ottimizzando processi e persone. Il secondo sono le soluzioni smart, perché la stampa si è subito adattata a nuove modalità e nuovi supporti; infine la nuova normalità, in cui alcuni approcci, come la digitalizzazione o la sostenibilità non possono più essere una scelta”.

“La Print4All Conference 2020 si conferma la piattaforma di comunicazione di riferimento di tutto il mondo del printing. Oggi più che mai bisogna fermarsi ad analizzare lo scenario, rivedere le attese e le aspettative, ma anche prendere atto che non si può prescindere dai cambiamenti di processo e organizzazione aziendale richiesti da sostenibilità e industry 4.0, su cui si giocano il futuro e le opportunità del mercato. Perché se industry 4.0 vuol dire efficienza – dunque connessione, integrazione di processi, remotizzazione - sostenibilità vuol dire efficacia – dunque attenzione alla ricaduta ambientale, ma anche economica e sociale che la produzione porta con sé”.

“Secondo gli ultimo dati disponibili, l’industria grafica Europea vale 109.000 aziende, 603.000 addetti e un fatturato di 79 miliardi di euro. E oggi? Post lock-down anche il nostro mercato sta soffrendo e purtroppo non abbiamo previsioni certe. Se è vero che molte aziende hanno spostato le campagne pubblicitarie su carta di almeno 6 mesi, la pubblicità via posta è tornata. Insomma, le previsioni non sono così terribili come ci si potrebbe aspettare. Secondo Smithers la stampa a inchiostro aumenterà fino al 2024, con una tendenza crescente alla personalizzazione. Bisogna inoltre considerare che la crisi sanitaria ha cambiato l’approccio ai consumi. Oggi il consumatore è ben disposto verso aziende che si prendono cura della tutela della salute, per questo, per esempio, la carta continuerà ad essere performante dopo la pandemia”.

“L’impatto del Covid per il mondo printing è stato importante: solo in Gran Bretagna il lock-down ha causato la cancellazione del 70% degli ordini, con importanti conseguenze sul fronte occupazionale. Ma bisogna avere il coraggio di investire. Se il periodo resta sfavorevole per le aziende che operano soltanto una riduzione dei costi, per quanti offrono nuovi prodotti ad alto valore aggiunto, proposte sostenibili e consulenze specifiche, si aprono scenari con interessanti opportunità”.

“Siamo stati colpiti da una situazione complessa con un lock-down più lungo ed esteso che mai. Il Governo ha fornito all’industria della carta una serie di kit sanitari e ha varato misure importanti, ma non sappiamo quando potremo tornare a pieno regime. L’india ha uno dei maggiori settori per la stampa e prevediamo un ritorno alla normalità nell’arco di 6-9 mesi. Siamo al 50% della produttività e speriamo di arrivare al 70% tra un mese”.

“La nostra economia andava bene da 14 anni, prima della crisi del Covid19, ora siamo in una fase di contrazione del 5% nel mondo, con una modifica notevole delle previsioni. Per il futuro siamo meno ottimisti: la ripresa richiederà tempi lunghi e la crescita arriverà forse nel 2021”

“La rivoluzione 4.0 fino ad oggi è stata percepita dalle aziende solo come investimento in tecnologia. Il recente lock-down ha invece concretamente dimostrato che il vero cambiamento si realizza quando una azienda 4.0 riesce a connettersi e integrarsi con chi è a monte e a valle della catena del valore. 4.0 vuol dire integrazione di filiera e i vantaggi sono importanti: più resilienza, condivisione immediata delle informazioni, possibilità di prendere le decisioni in ottica collaborativa, cosa che minimizza i rischi e massimizza la capacità di reagire ai cambiamenti in corso“.

“Per raggiungere concretamente obiettivi legati all’economia circolare occorre lavorare insieme, dalla progettazione delle macchine all’utilizzo. Il processo produttivo deve essere realizzato attraverso catene brevi, dirette, legate tra loro e sinergiche”.

"Da sempre anticipiamo il futuro, per questo anche oggi abbiamo scelto di stare al passo con i tempi, investendo in modo importante in ricerca, sviluppo e innovazione per rendere la nostra una industria 4.0. L’interconnessione di cui abbiamo parlato per noi è parzialmente implementata. Già oggi lavoriamo in modo connesso, cogliendone a pieno i vantaggi: acquisizione e chiusura degli ordini da SAP, analisi qualitativa continua, manutenzione predittiva. In una parola, maggiore efficienza e un rapporto collaborativo costante con i clienti”.

“L’intelligenza Artificiale non sostituisce il cervello umano, ma diventa occasione per disporre di una ‘intelligenza aumentata’. È una importante opportunità per tutti i mercati, dunque anche per il mondo del printing e della carta, per farsi aiutare a prendere decisioni intelligenti. Pur essendo inferiore a qualunque cervello umano, l’IA crea innumerevoli opportunità per tutti i settori, dunque anche al packaging e al printing, che possono aprirsi a nuove applicazioni e nuovi modi di fare le cose, coniugando business e ricerca”

“L’economia di oggi è ancora per la maggior parte legata al modello lineare produco-utilizzo-scarto, ma l’economia circolare è una prospettiva non più rimandabile, vista la scarsità di risorse. Tre sono i suoi princìpi cardine: eliminare lo spreco pensando al fine vita del prodotto, tenere in uso i prodotti il tempo più lungo possibile, riciclare e rigenerare i materiali di cui è composto. Una sfida complessa, che chiama tutti i componenti dell’ecosistema – produttori di macchine, di prodotti finiti e di servizi, fino al consumatore - a orientarsi verso un cambiamento di mentalità, priorità e comportamenti”.

“Quando parliamo di sostenibilità non dobbiamo dimenticare che oltre agli aspetti di tutela ambientale serve tenere in equilibrio anche quelli sociali ed economici. Ogni azienda deve considerare il proprio impatto nel contesto sociale, economico, demografico e politico in cui lavora. Perché con l’approvazione dei 17 Development Goals delle Nazioni Unite le aziende di ogni dimensione e natura sono state chiamate a contribuire attivamente al perseguimento dello sviluppo sostenibile. Una azienda che affronta un percorso verso lo sviluppo sostenibile non affronta mai meri costi, ma investimenti per un futuro migliore, la difesa della brand reputation e la capacità di diventare attrattiva per gli attori della finanza sostenibile”

“Quando si parla di sostenibilità del packaging si pensa a riciclabilità e compostabilità, ma oggi nella produzione di packaging uno dei problemi maggiori è lo spreco. Il 55% delle aziende ogni anno butta via oltre il 50% del materiale stampato. Un costo per le aziende stesse, ma anche un problema ambientale. L’attuale crisi determinata dal Covid19 impone un ripensamento. Le aziende devono fare i conti con questo tipo di spese e trovare il modo di essere più agili e precise nella stima. Una soluzione può essere la stampa digitale: le aziende di questo settore hanno avuto aumento di attività del 30%, portando a scoprire come la stampa digitale possa essere amica dell’ambiente, anche in termini di risparmio di risorse”.

“La mia azienda si occupa del confezionamento di prodotti alimentari e non si può parlare di sostenibilità degli alimenti senza considerare il loro packaging. La sostenibilità non riguarda infatti un solo pezzo della filiera, ma tutto l’insieme. Ognuno deve considerare chi viene prima e chi viene dopo. Ecco perché lavoriamo in stretta sinergia con i nostri clienti, come Orogel: lavoriamo insieme a disegnare il packaging dalla sua fase iniziale fino a quando arriverà alla discarica, puntando a identificare materiali che siano sempre più sostenibili e con minor spreco possibile”

“Negli anni i valori che la gente cerca nei prodotti sono cambiati. Il prodotto accessibile, bello e di qualità non basta più. Negli anni ‘90 è nata l’attenzione al biologico; i 2000 sono stati gli anni dell’etico e sostenibile. E oggi? Le aziende del futuro dovranno essere sostenibili, trasformando processi e relazioni in modo attento e consapevole. Deve essere sostenibile il prodotto, ma anche il packaging, il processo produttivo, l’approccio del dipendente, la comunicazione”.

“Sostenibilità vuol dire soddisfare i bisogni del presente senza compromettere la possibilità alle future generazioni di soddisfare i propri. Il Covid19 ha rappresentato una frattura pesante di questo equilibrio, ma bisogna anche imparare a cogliere le opportunità emerse, dalla maggiore flessibilità sul lavoro, alla ripresa della natura, fino alla riduzione dell’inquinamento. Dobbiamo essere ottimisti. C’è un alto potenziale in questa sfida. La stampa è un settore molto ben orientato al tema della sostenibilità e può cogliere le opportunità che emergeranno”.

“La plastica in molti casi è indispensabile, ma, grazie alle nuove tecnologie e alla continua interazione tra end-user e costruttori, puntiamo a proporre sul mercato del packaging monomateriali completamente riciclabili. Il nostro obiettivo deve essere utilizzare, progressivamente, solo soluzioni riciclabili o riciclate compatibili con il nostro prodotto”.

“COMIECO è esempio della sostenibilità messa in pratica: solo nel 2019 ai Comuni sono stati versati contributi per oltre 160 milioni di Euro per il riciclo di carta e cartone. Siamo ottimisti sul futuro: la nuova direttiva prevedeva di arrivare al 75% di riciclo nel 2025 e siamo già all’81%. Neppure durante il lock-down la raccolta differenziata è calata e il macero ha consentito di produrre cartone ondulato, utile per i pacchi e-commerce”.

“Il folklore ambientalistico ha spesso demonizzato la plastica, ma le aziende devono essere sincere, spiegando il valore di questo materiale. Il vetro dà problemi per peso e temperatura di fusione, la carta viene spesso implementata con pellicole di plastica a contatto col cibo. Il problema non è la plastica, ma le cattive abitudini della gente, che portano a disperderla nell’ambiente producendo inquinamento”.

“Le soluzioni ‘paper based’ sono per loro stessa natura verdi. In termini di sostenibilità, abbiamo già raggiunto gli obiettivi di riciclo europei e nazionali, con livelli decisamente alti - la carta si ricicla fino a 7 volte – ma bisogna lavorare per mettere a punto delle linee guida condivise sulla sostenibilità. Bisogna ripensare a tutti gli step del ciclo produttivo dei packaging, con un obiettivo chiaro: migliorare il riciclo. Questo vuol dire ridurre l’uso di altri materiali, non mescolarli, trovare nuove soluzioni di design, utilizzare macchine e processi in grado di lavorare la carta riciclata, educare il consumatore al riciclo. Vuol dire insomma lavorare in sistema, facendo convergere esigenze del mercato, leggi e responsabilità dei produttori”.

“La carta, riciclabile e biodegradabile, è protagonista della sostenibilità. Siamo dunque un settore al centro dell’economia circolare, amico dell’ambiente, e sono state ormai superate le fake news che attaccavano la carta dicendo che distrugge le foreste. Sono falsità ormai smascherate: la superficie forestale europea negli ultimi 10 anni è aumentata di una superficie pari alla Svizzera.”

“Noi svolgiamo lo stesso ruolo di Comieco, ma per la plastica. Oggi raggiungiamo il 45% del riciclo di questo materiale, con un raccolto pari a 1 milione e 650 mila tonnellate. Più di metà delle merci è confezionata in plastica, materia prima complessa, per via dei numerosi polimeri da cui può essere costituita. Le condizioni per renderla riciclabile sono che l’imballaggio sia immesso nel processo di riciclo, che a partire dalla raccolta di imballaggi mescolati si possano selezionare imballaggi e materiali analoghi, che queste materie possano essere immesse nel ciclo industriale e, infine, che il nuovo oggetto realizzato con esse abbia un mercato”.