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Laminazione e coating al centro dell’attenzione
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La sostenibilità non è più una scelta. Sono gli stessi utilizzatori di packaging, spinti dall’urgenza di trovare soluzioni sempre più sostenibili anche sul piano ambientale, che chiedono ai fornitori di stampati di packaging flessibile di proporre e trovare soluzioni verdi. In una crescente logica di filiera.

I trend generali sono noti: carta e cartone acquisiscono quote crescenti di mercato ma devono saper garantire nuove funzionalità, anzitutto barriera e di resistenza meccanica; le plastiche “tradizionali” si spostano sui polimeri più facili da smaltire a fine vita e sulle strutture monomateriale, ma devono anch’esse fare i conti con le prestazioni che assicurano la protezione, la salubrità e la shelf life del prodotto; la ricerca di nuove plastiche derivate da materie prime organiche si moltiplica, generando una miriade di nuovi problemi di macchinabilità e stampabilità. E in questo scenario i fornitori di macchine, coating, inchiostri, adesivi, sistemi di essiccazione si trovano in primo piano in un processo che, ora più che mai, mostra la coerenza e complementarietà dei diversi elementi che concorrono a realizzare il packaging desiderato.

 

I nuovi film plastici sostenibili: trend e criticità

Nel packaging flessibile c’è veramente una rivoluzione in corso, stimolata dal fatto che gli utilizzatori devono cercare soluzioni col minor impatto ambientale possibile in vista delle scadenze imminenti - 2025 e 2030 - imposte dagli enti internazionali.  Per questo diventa estremamente importante analizzare i migliori metodi per trattare prodotti che possono rispondere alla domanda di neutralità ambientale attraverso le dinamiche del riciclo (meccanico o chimico), ma anche della compostabilità.

Sono proprio le attenzioni verso la compostabilità dei materiali che danno maggior vigore alla ricerca di materiali per l’accoppiamento e il trattamento delle superfici, che rispondano ad esigenze fisiche del packaging, ma anche di stampabilità e quindi di gestione post-vita del prodotto stampato.

 

Riciclabile o compostabile?

Quando si parla di packaging eco-compatibile tutti pensano subito alla gestione del rifiuto sebbene, ormai lo sappiamo, una valutazione di sostenibilità deve considerare l’intero ciclo di vita del manufatto. Detto questo, in effetti l’LCA porta a una conclusione univoca: un imballaggio “sostenibile” dev’essere riciclabile per tornare nel ciclo produttivo, o compostabile, ovvero suscettibile di disgregazione microbica in condizioni e tempi dati, per essere utilizzato come substrato organico (v. EN13432/EN 14995).

L’orientamento prevalente del mercato è verso il riciclo (ci sono anche evidenti ragioni di costi legati ai materiali compostabili) che si può suddividere in due grandi aree:  il riciclo meccanico, che permette di ottenere un granulo che non si può “ripulire” dalle impurità assorbite durante il ciclo di vita, e dunque non può essere riutilizzato per produrre packaging a contatto diretto con un alimento, e il riciclo chimico che sottopone la plastica a processi di pirolisi o idrolisi ottenendo un monomero che può essere purificato e trova dunque maggiori opportunità applicative.

 

Materiali omogenei fra barriere e shelf life

Se è dunque vero che la valutazione dell’impatto ambientale di un packaging si fa a fine vita, è innegabile che per realizzare packaging sostenibile occorra partire dalla progettazione, anche adottando materiali alternativi alle plastiche tradizionali, che infatti i converter di tutto il mondo stanno sviluppando sollecitati dai grandi brand. Si tratta di individuare materiali più facili da riciclare dei laminati tradizionali, ma che siano in grado di assicurare prestazioni di barriera e di shelf life adeguate.

Il non compromettere la shelf-life è infatti obiettivo primario, pena la perdita di ogni vantaggio di bilanciamento economico-ambientale che deriverebbe dal semplice studio e utilizzo di materiali innovativi ed ecologici nel packaging.

Vi sono infatti molteplici accorgimenti che devono essere inseriti nei processi che un converter implementa in un processo di produzione di un packaging flessibile. In alcuni casi l’eliminazione di alcune parti del packaging (ad esempio lo strato di alluminio dal polilaminato usato per alcuni imballaggi) può risultare una complicanza nella gestione del fine vita, ma una sicurezza assoluta dal punto di vista delle performance di ‘barriera’ che deve garantire il pack.

In altri casi lo sviluppo di soluzioni che permettono di creare rivestimenti capaci di conferire a un nuovo film le proprietà che non ha per natura, e una durata coerente con il ciclo di vita del prodotto contenuto, trova soluzioni solo grazie al grande lavoro di coordinamento con i fornitori di coating, di adesivi, di produttori di sistemi di stampa, che devono poi completare il ciclo delle garanzie per il prodotto finito.