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PRINT4ALL CONFERENCE TORNA L’11 LUGLIO PER RACCONTARE LA “STAMPA DI DOMANI”

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Analizzare I DATI per affrontare i sintomi della CRISI di Stefano Portolani - CSP
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La storia, a volte, si ripete dando merito a Giambattista Vico. Cambiano forse gli scenari che si evolvono velocemente spinti dal furore della tecnologia, a volte dalla follia degli uomini o anche da imprevisti fenomeni (più o meno) “naturali”. A maggio 2019, analizzando i risultati conseguiti nel 2017 dalle aziende dei vari panel, molte istituzioni si sono espresse in proposito. In particolare, tra i tanti, il Centro Studi Confindustria in una sua nota dell’epoca riportava che “sulla base di un ampio campione di bilanci di imprese industriali italiane, risulta che la redditività operativa è praticamente tornata sui livelli pre-crisi, ma c’è minore disponibilità di credito bancario dopo la crisi finanziaria degli scorsi anni”. All’epoca il mondo era alle prese con le conseguenze di una crisi finanziaria.

 

Oggi, analizzando i bilanci del 2021 (gli ultimi disponibili), indaghiamo le possibili conferme di una ripresa di un down originato dalla pandemia per Covid-19, mentre transitiamo attraverso un’ulteriore crisi, tuttora ben presente, a matrice geo-politica, quella causata dal conflitto in corso in Ucraina.

Fatta questa breve ma doverosa premessa per introdurre lo scenario, presentiamo il panel sul quale il CSP di Stratego ha svolto la sua analisi di quest’anno. Le aziende prese in esame sono 843 contraddistinte principalmente da un codice ATECO 172 (oltre 9 miliardi di ricavi) o 181 (circa 5,6 miliardi di ricavi), ma comunque scelte anche perché rilevanti e titolate a diventare “BIG della Stampa 2021”. Al nutrito gruppo è stata posta anche una soglia minima di fatturato realizzato: tre milioni di euro. Il valore cumulato della Produzione del panel è stato di circa 16,8 miliardi di euro nel 2021 contro i 14,6 miliardi di euro del periodo precedente (Conto Economico, voce A. Valore totale della produzione). È importante sottolineare che questa prima riga del Conto Economico esprime una misura volta a individuare tutte le componenti di reddito prodotte dall’azienda e prende in considerazione i Ricavi di vendita dei prodotti finiti, la Variazione delle rimanenze di prodotti finiti e semilavorati e Altri ricavi e proventi. Il relativo Ricavi delle vendite e delle prestazioni, secondo il dettato dell’art. 2525-bis C.C., esprime il risultato della gestione caratteristica perché esclude, al netto di resi abbuoni e sconti, le rimanenze, i lavori interni e i ricavi extra caratteristici. Nell’aggregato del nostro panel il Valore totale della produzione (voce A. del C.E.) vale 16,8 miliardi di euro e i Ricavi delle vendite e delle prestazioni (voce A.1 del C.E.) valgono 16,1 miliardi di euro.

Un carattere distintivo della composizione del gruppo dei BIG della stampa 2022 è la suddivisione in Grandi Imprese e Piccole e medie realtà definita secondo le regole del D.M. 18 aprile 2005 “Adeguamento alla disciplina comunitaria dei criteri di individuazione di piccole e medie imprese”. Questo il risultato: 60 Grandi e 783 Piccole e Medie. Società per Azioni il 78% delle Grandi e il 20% delle PMI; Srl il 20% delle Grandi e il 76% delle PMI. La forma societaria prevalente nelle Grandi è la Società per Azioni (78%) mentre nelle PMI la Società a responsabilità limitata è la più utilizzata (76%). 

 

Valore totale della produzione per codice Ateco

Il campione è numericamente così distribuito nel territorio nazionale: il 31% in Lombardia, il 18% in Veneto, il 12% in Emilia Romagna. A seguire le altre regioni italiane. Si ripete la medesima ripartizione con decimali di differenza anche per la collocazione in base ai Ricavi generati nel 2021. Al netto delle variazioni depositate in Camera di Commercio e comunque in relazione a quanto risulta in quella sede depositato, il 24% indica l’inizio attività tra il 2000 e il 2009; il 23% tra il 1990 e il 1999; il 22% tra il 1980 e il 1989. Nel panel figurano 11 aziende nate prima del 1950. Il primo valore economico che compariamo per iniziare a comprendere le dinamiche dei risultati del 2021 è il raffronto con i medesimi periodi degli anni precedenti che si ottiene “obbligatoriamente” dai Ricavi delle vendite e delle prestazioni (Voce A.1 dell’Attivo di Conto economico). Aggregando i dati di bilancio emerge che complessivamente il panel ha realizzato ricavi per 16,1 miliardi di euro rispetto ai 14,1 miliardi di euro del periodo precedente, con una crescita pari al 13,9%. Per questo valore, dal 2017 al 2021 si è registrata una flessione solo nel 2020 che ha interrotto un trend positivo: calo ampiamente recuperato negli ultimi bilanci attestando la crescita delle 843 aziende per il quinquennio considerato a oltre il 17%. Per classi dimensionali dei Ricavi, il panel delle 843 BIG della Stampa risulta così segmentato: fino a 5 milioni di euro le aziende sono 237; da 5 a 10 milioni sono 248; da 10 a 50 milioni sono 302; da 50 a 100 milioni sono 38; oltre i 100 milioni sono 24. Dunque, la prima notizia positiva è che il settore è cresciuto ed è tornato ai livelli pre-pandemia. Le Grandi imprese, seppur abbiano raggiunto buoni risultati, hanno realizzato una crescita inferiore a quella delle PMI: rispettivamente del 10% e del16%. Scorrendo il bilancio verso la sua ultima riga, prendiamo in considerazione il risultato della gestione prima di Interessi, accantonamenti, ammortamenti e imposte: l’EBITDA. Questo è un dato intermedio che non è regolamentato dai principi contabili di riferimento ma che viene proficuamente utilizzato dalle aziende e da quanti ne analizzano i risultati economici.

Lo scopo di questo indice è quello di affiancare gli altri parametri atti a definire l’andamento operativo. Per questo motivo tra azienda e azienda, nei rispettivi bilanci, la riclassificazione che serve per determinarlo potrebbe portare a risultati non comparabili perché non perfettamente sovrapponibili. Nella nostra analisi esponiamo un dato aggregato ricavato dai bilanci con lo stesso criterio di calcolo. Dunque, ne risulta che il 2021 ha segnato un calo del 1,8% a valore sul 2021 ma l’ultimo anno è risultato migliore del 2019 e del 2020 attestandosi al 10,4% sui ricavi. Anche il Risultato operativo è in leggera flessione nel 2021 rispetto al 2020 ma anch’esso risulta meglio di quanto espresso nel 2019 e nel 2018. In percentuale sulle vendite non si allontana mai da valori intorno al 5%. Il Patrimonio netto in relazione all’attivo delle aziende rappresentate nel panel rimane su buoni livelli. Presenta una leggera diminuzione l’ultimo anno ma mantenendo la tendenza di crescita dal 2017. Tra i molteplici valori o indicatori economici che abbiamo analizzato riteniamo importante sottolineare il valore del patrimonio umano impiegato nelle aziende.

A questo proposito, alla survey condotta da CSP in collaborazione con Stratego lo scorso mese di novembre e i cui risultati sono stati presentati in occasione del Print Economic Forum, molte delle aziende di settore interpellate avevano espresso una certa preoccupazione per l’aumento dei costi del lavoro. Vediamo se i numeri del 2021 mostrano qualche segnale di allerta in merito a questa tendenza. Dal 2017 al 2021 il numero di personale impiegato nelle aziende è cresciuto del 13,2% a fronte di un aumento dei ricavi complessivi del 5,6%. Peraltro nel periodo indicato il costo per dipendente ha registrato un incrementato soltanto dello 0,2%. Il 2021 ha segnato un aumento della produttività pari al 14,7% raggiungendo 308,6 milioni di euro pro capite, valore più alto del quinquennio. Il 60% delle aziende analizzate impiega tra 10 e 50 dipendenti, il 22% tra 50 e 100 addetti, il 14,5% tra 100 e 500 dipendenti.

 

C’è necessità di nuovi finanziamenti? SI 67 %

Un altro tema importante toccato dalla survey è legato ai finanziamenti delle aziende che sono stati oggetto di manovre governative negli anni più caldi della pandemia da Covid-19. Riportiamo in forma grafica il risultato che è emerso come risposta alla domanda che chiedeva se ci fosse la necessità di nuovi finanziamenti. Naturalmente la risposta è affermativa: in particolare gli aiuti sono stati indicati come indispensabili per sostenere gli investimenti, in secondo luogo per contribuire all’emergenza del carobollette e, infine, per sostenere la stabilità dell’azienda supportandone l’internazionalizzazione. Fonti auspicate per eventuali successivi finanziamenti, ancora le Banche e lo Stato. Poca richiesta di forme legate ad azionisti e crowdfunding. Cosa emerge dai bilanci 2021 in tema di finanziamenti? Abbiamo considerato, in questa analisi, le voci di bilancio diverse dai debiti verso i fornitori e generati da rapporti inter-societari. Aggregando i valori, complessivamente, il ricorso al debito rilevato nel 2021 è leggermente diminuito rispetto al 2020: con 3,72 miliardi di euro ritorna alla stessa percentuale sul valore complessivo della produzione. Un altro tema importante toccato dalla survey è legato ai finanziamenti delle aziende che sono stati oggetto di manovre governative negli anni più caldi della pandemia da Covid-19. Riportiamo in forma grafica il risultato che è emerso come risposta alla domanda che chiedeva se ci fosse la necessità di nuovi finanziamenti. Naturalmente la risposta è affermativa: in particolare gli aiuti sono stati indicati come indispensabili per sostenere gli investimenti, in secondo luogo per contribuire all’emergenza del carobollette e, infine, per sostenere la stabilità dell’azienda supportandone l’internazionalizzazione.

Fonti auspicate per eventuali successivi finanziamenti, ancora le Banche e lo Stato. Poca richiesta di forme legate ad azionisti e crowdfunding. Cosa emerge dai bilanci 2021 in tema di finanziamenti? Abbiamo considerato, in questa analisi, le voci di bilancio diverse dai debiti verso i fornitori e generati da rapporti inter-societari. Aggregando i valori, complessivamente, il ricorso al debito rilevato nel 2021 è leggermente diminuito rispetto al 2020: con 3,72 miliardi di euro ritorna alla stessa percentuale sul valore complessivo della produzione ricoprono il ruolo prevalente. Nei bilanci 2021, infatti, i finanziamenti erogati dalle banche pesano circa l’80% sul totale mantenendo questa percentuale piuttosto costante nel quinquennio 2017/2021. Evidenziamo, inoltre, il trend positivo della durata del ciclo commerciale emerso nella presente analisi. Il 2021 guadagna oltre 5 giorni rispetto all’anno precedente invertendo per la prima volta il trend di crescita espresso nel periodo 2017/2021. I risultati 2021 in sintesi hanno migliorato i ricavi 2021 rispetto al 2020 oltre l’85% delle aziende; hanno migliorato il Risultato operativo il 63% delle aziende; il Patrimonio netto è migliorato nell’82% delle aziende; il 63% ha migliorato l’utile di esercizio. Solo il 9,7% delle aziende ha un risultato complessivo negativo. Un accenno ai principali indici di redditività: soffrono un po’ ROI (redditività di tutto il capitale investito) e ROE (redditività del capitale proprio) che hanno registrato un calo rispettivamente del 6,73% e del 7,93%, confermando la tendenza del periodo 2017/2021. Con oscillazioni tra il 5,68% e il 4,84%, il ROS (redditività delle vendite) si attesta nel 2021 al 4,98%.

Nonostante i fattori esterni alle attività caratteristiche delle aziende che già dalla fine del 2019, ma ancor più nel corso del 2021, hanno impattato sui risultati delle aziende di settore, dalla nostra analisi emerge un complessivo buono stato di salute del business dei Big della Stampa. Il 2022 non smentirà questo scenario, nonostante il quadro geopolitico e conseguentemente economico continuino a complicare la situazione. La propensione alla fiducia sembra prevalere sui presagi negativi e ci aspettiamo di leggere questo trend anche nei prossimi bilanci.